Il 17 aprile prossimo si terrà il referendum sulle trivellazioni in mare per la ricerca e l’estrazione di idrocarburi, tra cui petrolio e gas.
Si tratta di un referendum abrogativo. Occorre, cioè, che vada a votare almeno il 50% più uno degli aventi diritto al voto e che la maggioranza dei votanti si esprima con un “Sì”. Votando “Sì”, i cittadini avranno la possibilità di cancellare la norma sottoposta a referendum.
COSA SI CHIEDE ESATTAMENTE? CHE ACCADE SE VINCE IL SÌ?
L’obiettivo dei proponenti il referendum è quello di impedire alle società petrolifere di cercare ed estrarre gas e petrolio entro le 12 miglia marine dalle coste italiane senza limiti di tempo. Nonostante già oggi le società petrolifere non possano più richiedere per il futuro nuove concessioni per estrarre in mare entro le 12 miglia, per quanto riguarda le ricerche e le attività petrolifere già in corso una vittoria del «Sì» obbligherebbe le attività petrolifere a cessare progressivamente secondo la scadenza “naturale” fissata originariamente al momento del rilascio delle concessioni.
Il Movimento Difesa del Cittadino (MDC) è tra le prime associazioni firmatarie del Comitato “Vota sì per fermare le trivelle”, al quale hanno aderito diverse realtà per invitare i cittadini a partecipare al referendum del 17 aprile contro le trivellazioni in mare e votare SI per abrogare la norma.
MDC, attraverso tutte le sue sedi territoriali in 18 regioni, è impegnata nell’estendere l’invito e sensibilizzare i cittadini alla partecipazione alle urne. È un tema che riguarda tutti per le conseguenze sull ’approvvigionamento energetico, la scelta delle fonti rinnovabili e il futuro del nostro Paese, in linea con gli obiettivi di riduzione delle emissioni fissati dalla COP21 nel vertice di Parigi per combattere i cambiamenti climatici. È una scelta di cittadinanza attiva a cui sono chiamati tutti a partecipare.